La sessantunesima parola buona è RINASCITA.
Per molti mesi abbiamo ripetuto che dopo la Pandemia non ci saremmo fatti mancare occasioni per tornare agli acquisti, per riprendere a viaggiare, per celebrare le feste e prenderci più cura di noi stessi.
In parte sembra essere così. Se ordini un’auto nuova, ora devi metterti in fila per la consegna tra un po’.
Gli aeroporti sono tornati a riempirsi e al personale di terra e di bordo vengono imposti ritmi ancor più frenetici di quelli pre Covid. Per molti amici e famiglie, dopo mesi e mesi, si rinnovano occasioni di ritrovo attraverso battesimi e matrimoni.
Nel settore sanitario, è ripresa l’erogazione di prestazioni rimaste a lungo sospese, ma chi ha necessità di prenotare un esame o una vista, anche in regime di libera professione, può trovar posto in autunno o ancora più in là.
Io ne ho fatto esperienza in questi giorni e ho sorriso quando, per intrattenere l’attesa, dal centralino di un prestigioso ospedale è partita la musichetta del Can can di Offenbach.
Ho sorriso perché quelle note riprendono una musica popolare che, in origine, sottolineava i gesti delle lavandaie di Montmartre che, mentre sbattevano rumorosamente i panni – e can e can ! – e alzavano gonne e sottogonne, in un’epoca in cui tutto era coperto, lasciavano intravvedere sotto i merletti le loro gambe ai passanti.
La nuova parola buona è RINASCITA.
Scompare la paura che manchi musica e vino per la festa se resta spazio per un’idea rinnovata di noi stessi.
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