L’ottantaseiesima parola buona è MUSICA.
Il regista Özpetek ama accompagnare le sue pellicole con musiche originalissime, spesso del tutto sconosciute al grande pubblico prima dei suoi film. Nel suo cortometraggio Music s’intrecciano le storie di tre bambini che si rivedono dopo molto tempo. Per anni hanno affrontato situazioni di perdita e di ritrovamento, di doni e di sorprese, di ulteriori perdite, di ulteriori ritrovamenti.
Sonorità affini ho ricercato nel mio ultimo libro sulla resilienza approfondendo il tema della musica. Ho scelto come interlocutrice Speranza Scappucci, la donna direttrice alla Scala di Milano. Si è generosamente lasciata intervistare e insieme abbiamo ricostruito la sua storia di protagonista della scena musicale internazionale giunta al successo attraverso una seria preparazione, una disponibilità a adattarsi, a cambiare rotta, e, quando le è servito, a rimanere fedele a se stessa.
Con l’ascolto attento degli altri e di noi stessi, possiamo disegnare percorsi di vita letteralmente “inauditi”. Via via crescendo, riconosciamo note e pause che non avremmo mai immaginato, poi, con la maturità, le riproduciamo e le amiamo come l’esperienza più naturale.
Nei titoli di coda del film il regista e scrittore di origine turca ha lasciato scritto: “La musica da forma a come ci sentiamo nel momento presente, come ricordiamo il passato, come ci godiamo la vita”.
La nuova parola buona è MUSICA.
Le note ci prendono e non si fanno afferrare, toccano e restano impalpabili, si diffondono e uniscono.
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