Intreccio

I
Un ramo di edera che ha radici aeree attorno ad una sfera di rami intrecciati.
Foto di Ilaria Sabbatini per #ParoleBuone.

L’undicesima parola buona è INTRECCIO.

È il momento giusto per ripartire e desideriamo che il mondo si riempia di cantieri di equità, solidarietà e sviluppo. La natura fa scuola con le sue dinamiche circolari: insegna a scrivere nell’oggi le soluzioni valide per il domani.
Soffermiamoci su un racconto che prende spunto da una storia reale.
A spasso nel bosco, due bambine trovano il sentiero interrotto da una frana. Un forte temporale ha trascinato con sé due piccoli abeti che spuntano obliqui dal terreno. Una sorella prende una pianta per farla crescere in città. L’altra si ripromette di vedere nel tempo se il secondo albero stia bene dov’è.
Le bimbe diventano ragazze e i sempreverdi crescono. In inverno, l’albero sui monti passa le lunghe notti ricoperto di neve mentre quello in città, star della festa del Natale, è rivestito di luci. Le radici della pianta addomesticata si allungano senza incontrare quelle di altre piante e i suoi rami orizzontali non sono protetti dal sole, come accade quando le chiome arrotondate degli abeti più anziani fanno ombra nel bosco. Spesso perde gli aghi, che sono le sue foglie.
Passano molti anni e le bimbe sono oramai delle donne. Tornano con piacere nel bosco e indicano ai loro figli la strana curva che il sentiero compie quando passa di fianco ad un maestoso albero dalla corteccia rugosa. É cresciuto storto rispetto al terreno e con le sue radici fa da sostegno a tutto il verde circostante. Il fusto si proietta dritto al cielo e non se ne vede la fine.
E dunque? Quando poniamo attenzione all’intero ventaglio delle connessioni, dei limiti e delle opportunità del sistema in cui ci troviamo, i dettagli del quadro globale diventano promettenti e rigogliosi, anche se all’inizio appaiono solo contorti.

La parola buona della settimana è Intreccio. La vita si basa su intrecci evidenti. Chi si prende cura delle interconnessioni tra l’ambiente, l’economia, le relazioni e la cultura nelle pieghe più profonde della sua storia, è una persona già ricca di speranza.


[Testo in scrittura ETR – Easy To Read, “facile da leggere”- a cura del team ETR della Cooperativa AccaparlanteAssociazione “Centro Documentazione Handicap”]

Video in Lingua dei Segni Italiana (LIS)

[Video traduzione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) a cura di Marilena Lionetti, dottoressa in Psicologia clinica e Interprete LIS]

[Sottotitoli a cura di Vera Arma, CulturAbile Onlus]

[Montaggio a cura di Marcantonio Lunardi]

[Un grazie particolare alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano per l’importante sostegno al progetto #ParoleBuone]


Pillole audio di Sergio Astori


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]

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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.