La novantatreesima parola buona è INIZIO.
Un giorno ho frequentato un corso di scrittura creativa. I miei professori della Scuola di Dottorato avevano consigliato di migliorare le competenze comunicative sostenendo – a ragione – che, per entrare in rapporto con i pazienti, c’è bisogno di affinarsi costantemente. Ricordo che la docente, una scrittrice di libri per l’infanzia, lesse l’incipit di un romanzo. Reputava proprio avvincente quell’inizio.
L’autore, diceva, aveva spazzato via ogni imbarazzo della pagina bianca. Lei, mentre leggeva, sembrava cantasse. Ecco le prime parole della creazione letteraria di Carlos Casteneda “La trasformazione di doña Soledad” (da “Il secondo anello del potere”):
“Ebbi, d’un tratto, una premonizione che Pablito e Nestor non fossero a casa. Ne fui tanto persuaso che arrestai l’automobile. Ero giunto là dove la strada asfaltata finiva; e intendevo riflettere se mi convenisse o no proseguire, quel giorno stesso, per la strada ghiaiata, lunga, tortuosa, in salita, che conduceva al loro paese sperduto fra i monti del Messico centrale”.
I buoni inizi sono come i momenti di grazia: possono tornare a essere ripercorsi con la memoria entusiasmando tanto quanto la prima volta.
La nuova parola buona é Inizio.
Il taglio deciso del nastro di inaugurazione immette energia in tutta un’impresa.
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