Futuro

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Il messaggio in bottiglia é per noi stessi un domani, quando saremo fuori dalle secche del presente.

La ventinovesima parola buona è FUTURO.

Le nostre Parole Buone vanno e vengono. Oggi ci offrono l’occasione per riflettere su di un sentimento diffuso, quello di un futuro sospeso, complicato da leggere.

A dicembre, la giornalista Francesca de Carolis aveva scritto: “Parlerò, di queste «parole buone» nella lettera con gli auguri per le prossime festività, ad alcuni dei miei amici di penna che sono in carcere, sperando di offrire loro un nuovo momento di riflessione su se stessi e sul mondo. Ne parlerò loro anche perché sono convinta che sono sopravvissuti e vi farò partecipi del contributo che sicuramente ne verrà…”.

La giornalista ha mantenuto la sua promessa e ci ha fatto giungere la riflessione condotta attorno all’espressione «nonostante tutto» dall’ergastolano del carcere di Parma Claudio Conte. Lui é in carcere dal 1989 e scrive: “L’umanità continua ad andare avanti, le persone continuano a impegnarsi e sacrificarsi, a esser altruiste, generose, e credere nel futuro, un futuro nonostante tutto, nonostante le miserie umane, i parassiti, le viltà, le paure, i dolori, la perdita delle persone che amiamo, l’impotenza davanti alla morte e alla banalità del male”.

Dice bene la professoressa Vincenza Pellegrino, di cui Conte ha scritto la post-fazione dell’ultimo libro (Futuri testardi, Ombre Corte Ed., 2020): “Serve fare una memoria collettiva rapida di questo momento storico per dire che è possibile cambiare”.

Anche le Parole Buone lo ribadiscono: possiamo cambiare, nonostante tutto, quando mezzo mondo è rimasto a casa, in telelavoro o disoccupato, e si è riscoperto che un’epidemia è la metafora perfetta di quanto gli uomini siano interdipendenti.

Ha ragione la giornalista de Carolis a considerare le note di Claudio Conte una «parola buona» che ci viene restituita, perché è la sua stessa esperienza di detenuto a dimostrare che l’umanità cerca un senso nel domani e non solo nel passato.

Sono pensieri ben sintetizzati dalla professoressa Pellegrino quando dice che «fare memoria collettiva di questo momento é “buttare” dei messaggi in bottiglia al nostro futuro”. Sono parole che viviamo come un incoraggiamento per il nostro progetto di condivisione di pillole di resilienza.

La nuova parola buona è FUTURO. 


Quando il presente ha un respiro troppo breve per trovarvi il senso ciò che accade, possiamo trarre forza da una sana nostalgia per il futuro.


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]


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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.