La novantaseiesima parola buona è EMPATIA.
Nel corso della 90ma puntata della trasmissione radiofonica Onda Diurna Community con le #ParoleBuone (su ShareRadio), l’ascoltatore Corrado mi ha domandato di raccontare una storia di empatia. Una domenica, ho incontrato proprio una storia che faceva al caso nostro.
Un’anziana signora è tornata in chiesa dopo un lungo periodo trascorso in una struttura di ricovero. Era desiderosa di ritrovare le amiche della parrocchia con le quali era rimasta in contatto per mesi solo via telefono.
Una vecchina quasi centenaria, seduta dall’altro lato delle chiesa, si è alzata dal banco dov’era già sistemata per assistere alla messa e ha iniziato a camminare in barba al fatto che il sacerdote avesse già cominciato a celebrare. I piedi che sbucavano da sotto al cappotto color amaranto hanno accelerato passo dopo passo. A momenti, quella curiosa traversata poteva sembrare una corsa. Arrivata di fronte all’amica, ha svelato uno sguardo lungo, nascosto fino a quel momento da un elegante cappello blu. Ha preso con forza le mani dell’altra e, con un gran sorriso, ha scandito sonoramente: « Tesoro! Sei tornata! Pari proprio una bambolina! ». Ed è tornata al suo posto.
È stato come osservare una giovane fanciulla che, ripreso tra le mani un gioco della sua infanzia, ha rintracciato dentro di sé le meravigliose esperienze vissute insieme a quel gioco.
La nuova parola buona è EMPATIA
Lo stato degli altri è più comprensibile quando ci immedesimiamo nelle loro situazioni.
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