La quarantasettesima parola buona é ELABORAZIONE.
Per mesi e mesi siamo rimasti immersi nella cronaca incalzante sulla pandemia.
Ora, a tratti, l’onnipresente Coronavirus lascia ad altri argomenti il primo posto tra le urgenze: i cambiamenti climatici, i temi occupazionali e previdenziali, il rafforzamento delle tutele per chi è discriminato per motivi sessuali, etnici o religiosi.
Sta forse accadendo qualcosa di nuovo sul fronte dell’elaborazione collettiva? Le porte del Salone del Libro di Torino 2021, la più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria, si sono chiuse con duemila parteciparti in più rispetto all’ultima edizione (quella del 2019). 150.000 presenze sono circa la metà dei visitatori che si registravano negli anni dal 2006 al 2014, ma sono state comunque sufficienti per far gioire gli organizzatori e confermare il bisogno di leggere e, si può aggiungere, di rileggersi dopo tre ondate di Covid.
Un caro amico editore mi confida: “Adesso sembra che ogni Italiano voglia scrivere il suo libro”. Lo dice con un sorriso sornione che lascia intendere come la pandemia non può aver rivelato d’improvviso migliaia di sconosciuti geni scientifici, filosofici, artistici o tecnici.
Il suo commento rimarca come il rallentamento collettivo, o addirittura la costrizione a fermarsi, abbia permesso di riscoprire la lettura, abbia spinto a scattare fotografie o produrre piccoli video, abbia indirizzato a costruire diari e narrazioni.
La necessità di raccontare è stata di certo sollecitata dal rimbombante silenzio che nei primi mesi del 2020 si è impossessato di strade e piazze, di scuole e università, di luoghi di culto, di lavoro e di piacere.
Oggi, il bisogno di oltrepassare la messa in pausa delle vite e la negazione dei nostri volti con le mascherine, si fa sentire in vario modo. In pubbliche manifestazioni, si odono le voci di protesta di chi crede di affermare la propria autonomia opponendosi a verifiche e restrizioni; in un silenzio composto, i più, tollerando le limitazioni, continuano pazientemente a farsi carico dei lutti creati dalla pandemia e sostengono, vaccinandosi, la ricerca di una soluzione di cui beneficino tutti.
La nuova parola buona è Elaborazione.
Sviluppi positivi dei momenti difficili si ottengono quando riusciamo a dare forma al racconto di come ci sentiamo e di ciò ci affligge.
Testo in simboli CAA
[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]
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