La trentanovesima Parola Buona è DIGNITÀ .
É tempo di domandarci che cosa resterà dell’incontro dell’umanità con il Coronavirus del 2019.
Fin dalla primavera del 2020, abbiamo desiderato intravvedere una via di uscita dalla pandemia. Non c’è dubbio che la campagna vaccinale del 2021 abbia alimentato la speranza. Eppure, quando osserviamo gli altri e ci confrontiamo con noi stessi, abbiamo la sensazione la trasformazione sia ancora in atto.
Ne parlo tutti i giorni con le persone che seguo in psicoterapia. Insieme notiamo che sono diventati prioritari alcuni aspetti della vita di tutti che fino a due anni fa erano rimasti nell’ombra, quasi scontati. Cerchiamo soluzioni per definire nuovi equilibri. Lo facciamo insieme perché é più facile mettere a fuoco se non si resta soli con se stessi.
Vi racconto di un uomo di mezz’età, di origini straniere, che fa il parcheggiatore. La riduzione degli orari di apertura degli esercizi commerciali vicino al suo lavoro, ha limitato parecchio la sua attività. Lui é un gran lavoratore, e rimanere con le mani in mano gli ha fatto provare un senso di inutilità mai sperimentato prima.
Ha svolto mille lavoretti, molto meno sicuri di quello per mezzo del quale sta facendo crescere una bella famiglia piena di bimbi. Ha girato il mondo passando dall’Asia, dai Paesi arabi, fino a giungere l’Italia. Mai era rimasto a casa così a lungo come con il Covid .
Con l’arrivo dell’estate, le attività di ristorazione sono ripartite e il parcheggio dove lui lavora ha l’esigenza di reimpiegarlo a tempo pieno, con turni di giorno e di notte. Lui é euforico. Ora che le scuole sono chiuse e non deve accompagnarli, lascia i suoi bimbi ancora nel letto addormentati per correre prestissimo al lavoro. E li ritrova già a letto quando rientra a casa dopo il turno serale. I colleghi, che lo hanno visto molto affranto nei mesi precedenti, lo consigliano di non strafare.
Vedono muoversi come uno stambecco tra un piano e l’altro dell’autorimessa lo stesso uomo che prima stava tutto il giorno sprofondato sul divano. Da una parte, l’entusiasmo deriva dall’aver ritrovato uno stipendio pieno; dall’altra, quella maggiore, é dovuta alla soddisfazione di sentirsi di nuovo una persona capace di fare e, con il suo fare, capace di aiutare sé, la moglie e i figli.
La nuova parola buona é Dignità
La consapevolezza del nostro valore di persone umane ci fa abitare un presente dignitoso e sperare in giorni di ripartenza.
Testo in simboli CAA
[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]
TI È PIACIUTA LA PAROLA BUONA? CONDIVIDILA!