La novantanovesima parola buona è DEDIZIONE.
É frequente sentir dire: « Che tempi cupi! Quanto male c’è in giro ».
Durante uno dei Laboratori di Parole buone con i quali diffondiamo le nostre pillole di resilienza nelle scuole e nei luoghi aggregativi, abbiamo domandato ai giovani di raccontare il bene che scorgono all’opera nella vita di tutti i giorni. A una ragazza é tornato in mente un episodio di disponibilità disinteressata.
Ha narrato la sorpresa provata la scorsa estate durante un viaggio nelle isole greche. Non riuscendo a capire come raggiungere l’imbarco per la tappa successiva, ha trovato l’aiuto di un signore che la vedeva scrutare il cellulare indubbiamente preoccupata perché in quel posto la connessione ad internet era scarsa.
Sorprendente, raccontava lei, non era tanto che lui fosse stato gentile, quanto che lei si fosse affidata a qualcuno che non aveva mai visto, mandando a pezzi ciò che oramai si dà per scontato e cioè che chi non ti conosce si relaziona con te o per dare fastidio oppure è guidato da qualche convenienza.
Trovare un adulto che dedicasse tempo e attenzione a una giovane smarrita è un gesto di solidarietà minima. Tuttavia la generosità ricevuta è risultata straordinaria se si pensa che la cronaca informativa è invasa dalla continua narrazione del male che prevale, di un marcio che pervade ogni rapporto, di tendenze distruttive che appaiono un po’ ovunque.
La buona notizia é che il bene può resistere anche quando sembra un po’ sbiadito e resta più consistente del male che lo contraddice.
La nuova parola buona è DEDIZIONE
Il male è costretto a rimanere marginale quando si rendono vive le relazioni.
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