La quarantottesima parola buona é CONSOLAZIONE.
Con rime infuocate, i veri poeti sanno fissare nell’animo umano messaggi validi per ogni tempo. Le parole sono così ben accoppiate e contrapposte da rimaner incise nella memoria collettiva per decenni o secoli.
È il caso di alcuni versi famosi. Per esempio quello della diritta via. E quell’altro, sull’ermo colle. E così via…È passato da poche ore l’11 di novembre quando mi trovo a raccontare ad una cara amica americana un po’ stupita per un autunno ben caldo da lei a Los Angeles, che da noi si utilizza l’espressione “Estate di San Martino” per definire l’ultimo tepore.
Anche a qualcuno di voi sicuramente riecheggia in testa il detto popolare “San Martino, il mosto diventa vino”. Davanti agli occhi di molti inizierà a sollevarsi una nebbiolina (la nebbia agl’irti colli) e giungeranno agli orecchi suoni potenti (come l’urlo del mare) e giocosi (come quelli degli spiedi scoppiettanti).
Nei nostri cuori rimbalzano le rime sull’autunno del Carducci, che ci riconsegnano lo sguardo su di una natura che intrisa di pioggia e vento si dirige verso un nuovo inverno. E ci pare di vederle, laggiù, nel borgo, quelle persone, che dopo aver assaporato gli spazi aperti e soleggiati dell’estate, trovano consolazione riunendosi attorno ad un fuoco. Lo spirito si rinfranca grazie alla consapevolezza che ci sarà vino nuovo perché è giunto il momento di accantonare il mosto e di maturare nelle botti il giovane nettare.
É consolante sapere che è stata raccolta legna sufficiente per superare le ondate di gelo che, prima o poi, verranno.
Il messaggio indelebile di Giosuè Carducci vale anche per questi nostri tempi: i pensieri vanno e vengono, come fanno gli uccelli che si vedono oramai lontani. Chi, come il cacciatore del poema, è in pace con se stesso, può pure fischiettare mentre cala la notte.
La nuova parola buona è Consolazione.
Domani ci sarà meno gelo nei cuori se oggi diamo anima al futuro vivendo relazioni partecipate.
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