Ascolto

A
“Non tutto si può fotografare in questo modo, come uno spicchio di pompelmo rosa, bisogna che l’oggetto lasci passare la luce. E la luce che ci passa attraverso ne evidenzia il colore e la struttura.”
Foto di Ilaria Sabbatini per #ParoleBuone.

La quindicesima parola buona è ASCOLTO.

In questo tempo di pandemia da coronavirus, con il distanziamento sociale, la nostra capacità di comunicare è stata messa a dura prova. Ma c’è chi deve affrontare sempre ostacoli comunicativi, in particolare chi nella vita deve fare i conti con vari deficit.
Gli esseri umani riescono a parlare con gli occhi ad ascoltare con il cuore e, a pensarci, spesso escono parole più sensate di quelle pronunciate con la bocca e attenzioni più raffinate di quelle che si riescono a dare con il solo udito. Ce lo mostrano ancor più chiaramente quelle persone che si sono misurate con limitazioni sensoriali e non solo. La capacità di sintonizzazione con il mondo e con gli altri si acuisce quando si sviluppano abilità diverse, per connettersi con l’ambiente e relazionarsi.
Negli ultimi decenni sono state aperte nuove vie da alcuni pionieri che non si sono accontentati di veder riconosciuti nelle convenzioni internazionali i principi di pari opportunità tra tutte le persone. Si sono misurati con i propri difetti, anche adottando ausili per ridurli, hanno affrontato ostacoli alla partecipazione sociale vista come impossibile dalla maggioranza delle persone, anche per i mascheramenti che spesso indossa chi si sente a disagio. Sono scesi fino alla radice dell’ascolto che è sempre il fare spazio all’inaspettato.
Come accade quando si incontra un uomo come Claudio Imprudente, giornalista e formatore del Centro Documentazione Handicap-Accaparlante di Bologna. Lui da quando è nato vive su una carrozzina e per comunicare usa gli occhi puntando lo sguardo su una lettera dopo l’altra su una tavoletta di plexiglas, componendo così le parole che vengono dette da chi lo accompagna. Parole che in Claudio scaturiscono dopo aver distillato dentro di sé quelle altrui, come fa da decenni con la scrittura e attraverso laboratori di animazione. Laboratori inventati con il gruppo Calamaio per scoprire insieme ai partecipanti come la comunicazione tra gli esseri umani sia un fatto complesso in cui tutti i sensi sono in gioco, in maniera non separata. I bambini e i ragazzi presenti vengono direttamente coinvolti nella “danza comunicativa” per apprendere la magia del comunicare e dell’ascoltare oltre ogni barriera.

La nuova parola buona è Ascolto. Con i sensi si colgono i segnali che favoriscono la comunicazione con l’altro e con il mondo. Lo sguardo capace di ascoltare la musica della vita che dà sapore all’esistenza permette di cogliere la radice più viva di noi stessi.

Sergio Astori e Martina Gerosa


Pillole audio di Sergio Astori


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]

TI È PIACIUTA LA PAROLA BUONA? CONDIVIDILA!

Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.