Arte

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I valori universali si riconoscono nei tocchi di creatività. Foto Rita Willaert

La settantatreesima parola buona è ARTE.

Benché la comunicazione di massa talvolta veicoli contenuti davvero disgustosi, in generale il cinema, la radio, la televisione e i social nutrono l’immaginario collettivo di molti elementi piacevoli.

Pure quando lo sguardo e l’ascolto sono sollecitati al confronto con le dimensioni tragiche dell’esistenza, l’arte ci sfida a prendere una posizione.

L’opera di maggior impegno sociale e politico del Novecento resta senza dubbio Guernica dipinta nel 1937 da Picasso. Per quanto riguarda il secolo corrente è facile considerare che nessuno riesce ancora a distogliere lo sguardo dalle magnetiche documentazioni filmografiche dell’attacco alle Torri Gemelle.

Sono documenti eterni, che, malgrado le tinte fosche, inducono un automatico apprezzamento per i valori universali del rispetto degli altri e della pacifica convivenza.

“L’arte – diceva Kant – può rendere belle quelle cose che in natura sono brutte o spiacevoli. Una sola specie di cose brutte non può essere rappresentata senza che vada distrutto ogni piacere estetico e quindi la bellezza dell’arte – aggiungeva il filosofo -, quelle che ispirano disgusto”.

Le immagini di Guernica, delle Torri Gemelle, ma anche molte immagini cinematografiche sono intense senza essere disgustose. Oggi come non mai, abbiamo a portata di mano infiniti strumenti per promuovere l’elevazione del nostro spirito. Qualsiasi mezzo artistico ridefinisce costantemente la nostra rappresentazione collettiva: la moda, il design, l’arte culinaria, la street art, la pubblicità, gli spettacoli, le composizioni musicali, ecc… Siamo arricchiti da tutto ciò che risulta divergente e provocante senza offendere.

La nuova parola buona è ARTE.

Suoni, immagini e parole sono cibi sani e gustosi se non offendono e non feriscono.




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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.