La quinta parola buona è APPUNTAMENTO.
Sin dal primo istante di vita, i sensi di un essere umano si aprono per evitare di smarrirsi, affamati, come sono, di indicazioni di senso e di affetto. Tuttavia, anche un viaggio iniziato bene, può complicarsi.
Le navi mercantili del passato si ritiravano in porto per fare provviste e per restituire brandelli di vita sociale a chi era stato per mare. A quanto pare, nel Cinquecento, prima di ripartire, il capitano forniva un’indicazione precisa a chi si stava imbarcando. Se la ciurma fosse stata sbaragliata da qualche imprevisto durante la navigazione, l’equipaggio si sarebbe ritrovato in un determinato luogo e in un preciso momento. Un punto annotato sulla carta nautica dove riunirsi e ripartire. Era, alla lettera, il luogo dell’appuntamento, e valeva più di qualsiasi tesoro nascosto. Non diversamente, nei periodi di shoah, gli Ebrei si scambiavano la dolce promessa “L’anno prossimo, a Gerusalemme”: quest’anno in esilio ma l’anno prossimo il nostro Dio ci consentirà di essere nuovamente a casa.
Oggi, sono numerose le storie di chi si è destato dalla malattia infettiva. Prima un tempo sospeso tra corpi spossati e anime smarrite, e, poi, un ritorno alla ics segnata sulla mappa del cuore. Una casa, una patria talvolta, come racconta una signora che mi scrive così: “Ci hanno chiamato poco fa dalla Germania e ci hanno confermato di aver già svegliato mio cugino e di averlo tolto dalla terapia intensiva. È lucido, nei prossimi giorni, se tutto andrà bene, verrà spostato gradualmente in reparto. Ora respira autonomamente”. Chi è caduto si rialza con slancio se un’altra persona, o una comunità, custodisce l’attesa mentre si schiude la luce, come fa un grembo con il suo frutto più prezioso.
La parola buona della settimana è Appuntamento. Il desiderio di rinnovati abbracci racconta l’attesa di appartenere ad un gruppo o a qualcuno. È il nodo dell’incontro reciproco, che diventa faro che guida nelle tempeste, perché sostiene il ritorno di chi per gli altri era disperso, e dà sicurezza a chi ha smarrito se stesso.
Video in Lingua dei Segni Italiana (LIS)
[Video traduzione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) a cura di Marilena Lionetti, dottoressa in Psicologia clinica e Interprete LIS]
[Sottotitoli a cura di Vera Arma, CulturAbile Onlus]
[Montaggio a cura di Marcantonio Lunardi]
[Un grazie particolare alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano per l’importante sostegno al progetto #ParoleBuone]
Pillole audio di Sergio Astori
Testo in simboli CAA
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