Adozione

A
Passare dalla logica della burocrazia a quella del dono, ci trasforma. Foto Ala Meho

La settantunesima parola buona è ADOZIONE.

I sociologi dicono che il nostro vivere contemporaneo è “liquido” e che l’ubriacatura capitalistica oramai non ci permette più di distinguere se stiamo acquistando perché è Halloween, Black Friday, Natale o San Valentino.

Eppure, s’accende sempre una luce in mezzo a tanti esempi di scarsa attenzione delle persone per sé stesse, per i rapporti, per l’ambiente.

Come la storia che ho ascoltato di un bimbo sui due anni e mezzo, abbandonato dalla famiglia naturale perché non c’erano i mezzi materiali e morali per prendersene cura. In un primo momento, era stato affidato ad una famiglia che, accortasi della forte sordità del piccolo, aveva preferito interrompere il nascente legame con lui.

Malgrado i due abbandoni, una terza famiglia si è presentata per accoglierlo. Una famiglia ben cosciente che gli inizi non facili non vanno cancellati con un colpo di spugna: vanno invece studiati, capiti e compresi.

La terza famiglia ha avviato nuove indagini che hanno permesso di scoprire come il bimbo soffrisse di una rara malattia che aveva determinato l’impedimento a sentire. Con le dovute cure, il bimbo ha riconquistato l’udito. Poi, è stato sollecitato con un’intensa stimolazione per recuperare gli anni passati a non sentire e a questo compito si sono dedicati volentieri anche i nuovi fratelli che la vita gli ha regalato.

Il risultato di un’adozione consapevole e rispettosa è stato duplice: il bimbo è tornato a sentire e, allo stesso tempo, è stato finalmente ascoltato e visto per i suoi specifici bisogni.

La nuova parola buona è ADOZIONE.

Si diventa compartecipi gli uni della vita degli altri quando inizia a brillare la luce di un legame che prima non era scontato.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.