La diciannovesima parola buona è ABILITÀ.
«Abbiamo lavorato, stiamo lavorando e lavoreremo per migliorare il mondo, non tutto in una volta ma passo passo, perché il mondo è grande e non si percorre tutto con una sola falcata». Lo dice Antonio Giuseppe Malafarina, ironico ascoltatore della realtà, che crede nella collettività, nella capacità delle persone, nella bellezza e in Dio. Insieme a Martina Gerosa, Simone Fanti e Francesco Caprini è tra gli organizzatori del Festival delle Abilità promosso dalla Fondazione Mantovani Castorina.
Dici Festival, ma a Milano, negli spazi intorno della Biblioteca di Chiesa Rossa e in streaming per tutti, trovi una festa, non il solito happening a tema. Un credere alla vita colora i laboratori, fa vibrare le performance e anima i dibattiti. “La disabilità è negli occhi di chi la guarda”, titolava una raccolta di scritti di Franco Bomprezzi, i cui profondi occhi buoni illuminano un nuovo murales di Davide Ratzo. «Il limite è in divenire, non è fisso, si può spostare da qui all’infinito, all’assenza di limiti» aggiunge il poeta giornalista Malafarina.
In mostra al Festival anche le fotografie di Ilaria Sabbatini, perché con il progetto di comunicazione diffusa e accessibile #ParoleBuone, sostenuti dalla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano, abbiamo voluto raggiungere tutti con immagini vive e racconti positivi.
La nuova parola buona è Abilità. Il limite non è una condanna se osservato come la condizione che più ci accomuna come esseri umani: nessuno vive senza una fragilità da superare con abilità.
Pillole audio di Sergio Astori
Testo in simboli CAA
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