La quindicesima parola buona è ASCOLTO.
In questo tempo di pandemia da coronavirus, con il distanziamento sociale, la nostra capacità di comunicare è stata messa a dura prova. Ma c’è chi deve affrontare sempre ostacoli comunicativi, in particolare chi nella vita deve fare i conti con vari deficit.
Gli esseri umani riescono a parlare con gli occhi ad ascoltare con il cuore e, a pensarci, spesso escono parole più sensate di quelle pronunciate con la bocca e attenzioni più raffinate di quelle che si riescono a dare con il solo udito. Ce lo mostrano ancor più chiaramente quelle persone che si sono misurate con limitazioni sensoriali e non solo. La capacità di sintonizzazione con il mondo e con gli altri si acuisce quando si sviluppano abilità diverse, per connettersi con l’ambiente e relazionarsi.
Negli ultimi decenni sono state aperte nuove vie da alcuni pionieri che non si sono accontentati di veder riconosciuti nelle convenzioni internazionali i principi di pari opportunità tra tutte le persone. Si sono misurati con i propri difetti, anche adottando ausili per ridurli, hanno affrontato ostacoli alla partecipazione sociale vista come impossibile dalla maggioranza delle persone, anche per i mascheramenti che spesso indossa chi si sente a disagio. Sono scesi fino alla radice dell’ascolto che è sempre il fare spazio all’inaspettato.
Come accade quando si incontra un uomo come Claudio Imprudente, giornalista e formatore del Centro Documentazione Handicap-Accaparlante di Bologna. Lui da quando è nato vive su una carrozzina e per comunicare usa gli occhi puntando lo sguardo su una lettera dopo l’altra su una tavoletta di plexiglas, componendo così le parole che vengono dette da chi lo accompagna. Parole che in Claudio scaturiscono dopo aver distillato dentro di sé quelle altrui, come fa da decenni con la scrittura e attraverso laboratori di animazione. Laboratori inventati con il gruppo Calamaio per scoprire insieme ai partecipanti come la comunicazione tra gli esseri umani sia un fatto complesso in cui tutti i sensi sono in gioco, in maniera non separata. I bambini e i ragazzi presenti vengono direttamente coinvolti nella “danza comunicativa” per apprendere la magia del comunicare e dell’ascoltare oltre ogni barriera.
La nuova parola buona è Ascolto. Con i sensi si colgono i segnali che favoriscono la comunicazione con l’altro e con il mondo. Lo sguardo capace di ascoltare la musica della vita che dà sapore all’esistenza permette di cogliere la radice più viva di noi stessi.
Sergio Astori e Martina Gerosa
Pillole audio di Sergio Astori
Testo in simboli CAA
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