Impegno

I
Una mano che combina i mattoncini, interi e rotti, per costruire una ‘casita’.
Foto di Ilaria Sabbatini per #ParoleBuone.

L’ottava parola buona è IMPEGNO.

Le maratone della vita vanno affrontate con ritmo. Arrivano i passi incerti, che, a ben guardare, spesso sono la maggior parte del percorso.
Oggi più che mai ci scopriamo in un comune cammino. Dopo la prima emergenza sanitaria, torniamo ai sogni, quelli finora distratti dall’inconscia necessità di saziarci di sicurezza e di appartenenza.

Un giorno, capitai in una baracca dal fondo in terra battuta e con un soffitto di canne. Una stanza vuota. Eppure, dentro un grigio sacco di plastica appoggiato alle lamiere delle pareti, notai un bel numero di piccoli giochi, che la mamma di casa aveva raccolto il giorno del compleanno del figlio. Tutte le costruzioni e i pupazzetti erano lì, tranne il gioco che il bimbo aveva scelto di tenere per sé.
Così tanta abbondanza in luogo di stenti, restava sigillata fino a quando era la mamma ad invitare il figlio a pescare un pensierino per il compleanno dei numerosi bambini della baraccopoli. Il sacco che piano piano si svuotava permetteva alle mamme della zona di tenere fede all’impegno che avevano assunto in segreto. Un giorno all’anno, ad ogni bimbo spettava un sacco di regali anche se avesse avuto ben poco nel piatto.
Come erano determinate quelle madri! Tenaci e consapevoli, rinnovavano il ricordo dei loro parti e un mare di doni traboccava dalle loro misere case. Con una rinascita, i bimbi tornavano a tuffarsi nei giochi della vita e a scovare l’oggetto più adatto alle avventure del nuovo anno.
A far crescere i figli non erano le date, ma i cuori perseveranti nel desiderio di realizzazione. Il sacco dell’immondizia era gonfio di aspettative che non sarebbero andate deluse.

La parola buona della settimana è Impegno.
Chi procede con fedeltà e fiducia, afferra il lieto fine, che sfugge camminando con lo sguardo rivolto alla punta delle proprie scarpe.
Un orizzonte di senso aiuta a dedicarsi volentieri anche al viaggio più impegnativo.


[Testo in scrittura ETR – Easy To Read, “facile da leggere”- a cura del team ETR della Cooperativa AccaparlanteAssociazione “Centro Documentazione Handicap”]

Video in Lingua dei Segni Italiana (LIS)

[Video traduzione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) a cura di Marilena Lionetti, dottoressa in Psicologia clinica e Interprete LIS]

[Sottotitoli a cura di Vera Arma, CulturAbile Onlus]

[Montaggio a cura di Marcantonio Lunardi]

[Un grazie particolare alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano per l’importante sostegno al progetto #ParoleBuone]


Pillole audio di Sergio Astori


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]

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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.