
La centocinquesima parola buona è SCOPERTA.
Un’amica ha raccontato in un libro il viaggio compiuto dentro i suoi ricordi dell’infanzia e della gioventù.
Ha utilizzato il metodo del reportage narrativo mediante il quale vengono messe in luce le storie raccontate da altri che hanno vissuto frammenti d’esperienza simili ai nostri. Con la propria sensibilità e grazie alla sua personale esperienza, l’autore del reportage riesce ad aggiungere quel pizzico di elaborazione che permette alle varie sfumature di essere messe su carta.
Mentre Liliana forniva vari esempi di questo tipo di narrativa, mi sono tornate alla mente le Notti dei racconti a cui mi è capitato di partecipare in Africa.
Si crea una narrazione corale mettendosi in cerchio attorno al fuoco oppure sedendosi davanti a un gruppo musicale che intermezza la presa di parola dei presenti con i suoni dei tamburi. Chi se la sente, narra alcuni fatti accaduti là da dove viene, oppure una favola della propria infanzia, oppure, ancora, intona una melodia tradizionale nella quale coinvolge tutti gli altri.
Gli attori dilettanti improvvisano performance emozionanti. Emergono risonanze di luoghi fisici e immaginari che ciascuno nasconde dentro di sé. Esplodono passioni che la vita di tutti i giorni ha seppellito sotto la routine.
L’immedesimazione e la curiosità aprono verso l’ignoto. Come dice bene Liliana Ciccarelli nel volume “Acquerelli di provincia”, basta una flessione dialettale, un suono, una sola scintilla, un dettaglio insignificante e riaffiorano attimi di vita.
La nuova parola buona è SCOPERTA
L’intelligenza curiosa aiuta a rinvenire i segni dei passaggi che avevamo perso dentro di noi.
TI È PIACIUTA LA PAROLA BUONA? CONDIVIDILA!