L’ottantatreesima parola buona è TENTATIVO.
La nostra vita si misura di continuo con l’incertezza e il tentativo di risolvere i problemi comporta sempre l’assunzione di un rischio. Un doppio rischio: quello di fallire e anche quello di essere giudicati male perché, per ripristinare e rimediare, non ci si è affidati alle regole già scritte e ai dogmi consolidati. Il bisogno di rientrare nei ranghi inibisce così la possibilità di tentare.
Dal mio Studio, a Milano, vedo alcuni dei palazzi più moderni della Città. Hanno chiamato City Life il distretto residenziale e commerciale nato negli ultimi anni dove svettano tre grattacieli con buffi soprannomi: il Dritto di Arata Hisozaki, il Curvo di Libeskind e lo Storto di Zaha Hadid. Sul lato occidentale del parco pubblico, le residenze contemporanee hanno tetti e balconi dal disegno ondulato, sul lato orientale attici di due piani e terrazzi coperti rendono le facciate asimmetriche.
É inequivocabile la volontà anticonformista degli archistar, che hanno lasciato nella metropoli lombarda il segno che la comprensione delle situazioni e dei mutamenti sociali passa attraverso il coraggio di tentare. Non più le facciate squadrate e le finestre allineate del passato, ma continui confronti di superfici e contrappunti di pieni e vuoti. Il nuovo skyline esprime un dialogo e un reciproco arricchimento tra volumi di forme e colori differenti tra di loro.
La nuova parola buona è Tentativo.
Esperienze fruttuose nascono anche se non sappiamo precisamente che cosa accadrà.
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