L’ottantunesima parola buona è GRADUALITÀ.
Quando accadono, i fatti violenti tolgono le parole. Dopo non molto, poi, ci si dimentica di ciò che è stato e non se ne parla quasi più.
Vorrei far memoria di un fatto di sangue consumatosi ad Abbiategrasso un lunedì mattino dello scorso maggio.
Nascosto tra i libri e gli appunti, uno studente delle superiori ha portato a scuola un coltello da rambo e una pistola spara piombini. Il giovane aveva collezionato diverse note di richiamo, pare; era a rischio bocciatura, dicono; doveva essere interrogato dalla professoressa contro la quale ha sferrato i fendenti. Tutto é accaduto davanti gli occhi impietriti dei suoi compagni.
Quali parole trovare di fronte a immagini così laceranti?
Credo che sia mancato un ponte tra questo giovane e il suo futuro. Sarebbe bastato un ponte tibetano, con i suoi dondolamenti, con il suo dover un po’ scendere per poi risalire, per mettere un passo dopo l’altro, e superare l’abisso. Magari la corda si è sfilacciata; forse è stata tirata troppo a lungo; di sicuro è stata tagliata.
Ad uscirne feriti sono stati tutti: la professoressa di lettere, gli altri insegnanti, il personale ausiliario, gli alunni di quella classe come gli altri studenti dell’Istituto Alessandrini, la famiglia del giovane e tutte le altre.
Il taglio sbagliato a una trama sociale che avrebbe avuto bisogno di cuciture; ad un tessuto già liso che necessitava di manutenzione e rinforzo.
Tornare a dare parola a questo fatto di cronaca fa sperare che qualche fatto tragico possa essere evitato se sapremo tenerci uniti lasciando spazio gli uni agli altri, e anche ai passi indietro.
La nuova parola buona è Gradualità
Le correzioni mirate e gli aggiustamenti tempestivi forniscono i risultati più robusti.
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